La parola manga oggi è molto più diffusa e conosciuta rispetto a qualche anno fa, ma si tratta di una parola giapponese che indica i fumetti di piccolo formato originari del paese del sol Levante. Attualmente il settore manga è uno dei principali dell’industria nipponica, ma si tratta di un prodotto relativamente recente che inizia a diffondersi fuori dai confini del Paese nipponico a partire dalla seconda metà del 1900. I giapponesi la considerano una vera e propria forma d’arte e anche da noi oggi non è raro trovare persone, ragazzi ma non solo, appassionati del genere che lo praticano per passione, ma anche per professione. Un modo di vedere che oggi è riscontrabile fra tutti gli appassionati del genere, in modo trasversale. Oggi non è difficile anche togliersi la soddisfazione di vedersi pubblicata la propria storia manga, basta utilizzare i servizi di stampa online che permettono di realizzare a proprie spese eccellenti riviste o tabloid.
In Giappone, n linea di principio, il termine indica tutti i fumetti, indipendentemente dal target, dalle tematiche e dalla nazionalità di origine. Il fumetto giapponese non si limita a trattare un solo tema o pochi temi, m spazia fra i generi andando a toccare i campi dell’avventura, quello romantico, il genere storico, la commedia, la fantascienza, l fantasy, il giallo, il noir, il thriller, l’horror e anche il genere erotico.
I numeri restituiscono le dimensioni del fenomeno manga. A partire dagli anni ’50, spiega Wikipedia, il settore è diventato uno dei principali dell’industria editoriale giapponese come testimoniano i numeri del mercato di riferimento: 406 miliardi di yen nel 2007 e 420 miliardi nel 2009. Benché nata in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo, e oggi il suo pubblico è vasto e variegato a livello internazionale. In Europa e in Medio Oriente il volume di mercato si attesta sui 250 milioni di dollari, mentre in Nord America nel 2008 era stimato sui 175 milioni. I manga, in linea di massima, sono stampati in bianco e nero, ma non mancano pubblicazioni totalmente a colori meno frequenti di quelle in bianco e nero per via dei costi che necessitano queste ultime pubblicazioni.